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La tecnologia ha cambiato il mondo, il mondo cambia la tecnologia

Il digitale al servizio dei cittadini e dello sviluppo umano e sociale

 

Negli ultimi 10 anni abbiamo assistito a uno stravolgimento senza precedenti del mondo come lo conoscevamo. Tre i fattori più evidenti che contraddistinguono questo cambiamento: l’innovazione tecnologica, la globalizzazione, il cambiamento climatico e l’attenzione verso la sostenibilità e la preservazione del Pianeta Terra.
Non è la prima volta che la tecnologia consente “strappi” importanti in questo percorso: pensiamo alla stampa, alle macchine a vapore, al motore a scoppio, all’elettricità, ai mezzi di comunicazione di massa. Ormai è chiaro a tutti che anche Internet e tutto ciò che viaggia sopra ad esso è una grande rete che connette il mondo: per la prima volta, però l’accesso alla potenza tecnologia si accompagna alla sua diffusione e alla sua accessibilità distribuita e per la prima volta uno strumento tecnologico (il “Digitale”) è anche un mezzo di comunicazione di massa interattivo (“i Social Networks”): ne consegue che sono anche le singole persone e non solo le aziende, gli Stati, gli editori ad avere il controllo e a governare l’utilizzo della tecnologia. Oramai anche questo è un dato noto: anzi, negli ultimi mesi moltissimo si è dibattuto sui lati negativi della democratizzazione delle tecnologie digitali: sociologi e umanisti si arrovellano intorno a temi come fake news, alternative truth, haters, mentre tecnici e scienziati affrontano il tema dal lato del cybercrime o dei risvolti dell’intelligenza artificiale, finendo i due gruppi a ritrovarsi intorno alle comuni questioni etiche.
Dal nostro osservatorio, seguiamo con interesse il dibattito pubblico, ma contemporaneamente lavoriamo per realizzare la nostra missione che è quella di affiancare le aziende, le istituzioni finanziarie e la Pubblica Amministrazione nell’affrontare i grandi temi di trasformazione che l’era Digitale impone.

 

Vediamo già, in moltissimi dei progetti che portiamo a termine con i nostri clienti, il mondo nuovo, la società aperta, collaborativa, semplice.

 

Una visione che a volte si perde di vista affannandosi a parlare della complessità del nostro tempo e alle minacce su cui tende a concentrare l’attenzione una certa narrazione negativa.
Vediamo la Pubblica Amministrazione che scrive un piano strategico dell’innovazione come una grande azienda, pensando ai cittadini e al rapporto con loro in termini di identità digitale e di servizi progettati intorno ad essa nei diversi ecosistemi: la Sanità, l’Ambiente, la Scuola. Vediamo un cittadino che grazie a ANPR e a SPID è riconosciuto in ogni punto della sua relazione con la Pubblica Amministrazione. Siamo fieri di aver portato, la scorsa primavera, il primo Comune (Cesena) su ANPR in modalità sincrona: immaginate di quanto possa semplificarsi l’interazione con un servizio pubblico semplicemente riducendo l’esigenza di produrre documentazione per dire chi siamo, dove viviamo, qual è il nostro stato civile? Quante possibilità si aprono semplicemente facendo dialogare fra loro gli uffici pubblici e non? 
In Emilia una pratica edilizia si presenta, si discute e si conclude grazie a un sistema che abbiamo contribuito a progettare, senza che il professionista o il cittadino debbano muoversi non solo per interagire con il comune ma anche, ad esempio, per dialogare con le strutture che rilasciano la certificazione energetica oppure collaudano lo stabile. In Trentino, pochi giorni fa le famiglie hanno ricevuto una mail dalle scuole che diceva loro che i loro figli che se erano in regola con le vaccinazioni non dovevano preoccuparsi di nulla, perché Scuola e Sanità si erano già scambiati i dati e le informazioni. All’Inail, il machine learning accorcia i tempi di erogazione delle prestazioni mentre una tecnologia pensata per i videogame supporta i medici nel seguire i miglioramenti dei pazienti.
Oltreoceano, in dieci anni in Messico e in due negli USA vediamo il credito cooperativo supportare le comunità locali e la loro crescita economica: una scena che abbiamo visto trent’anni fa in Trentino, e che si ripete ma direttamente in forma digitale e senza tutti gli step intermedi. Chi si scandalizza perché vede gli immigrati arrivare con gli smartphone probabilmente non sa che in Africa attraverso il mobile sono arrivati servizi che nel mondo fisico strade, negozi e infrastrutture non erano riusciti a portare. Proprio l’inclusione bancaria e la possibilità di accedere a servizi finanziari come i microprestiti per le esigenze quotidiane e di microimprenditorialità, ad esempio. 
Nel mondo della cultura e della ricerca assistiamo a potenzialità enormi che si liberano quando gli archivi, grazie alla digitalizzazione, si liberano dalla polvere; o quando i manoscritti antichi possono essere consultati da tutti, a migliaia di miglia di distanza, senza pericolo di danneggiarli.

 

L’accesso alla conoscenza genera altra conoscenza: non solo perché più persone possono accedervi, ma anche perché grazie all’intelligenza artificiale si possono scoprire nuove connessioni fra le informazioni.

 

Proprio grazie a quella stessa intelligenza artificiale che tanto viene agitata come spauracchio dell’era moderna i ricercatori possono generare nuove scoperte e nuova conoscenza, esattamente come un tempo i grandi navigatori esploravano il mondo fisico.
Per questo noi riteniamo importante, oltre che realizzare progetti concreti ogni giorno, fare squadra con il mondo della Ricerca per orientare la nostra azione futura: la collaborazione con FBK, avviata l’anno scorso, e la fondazione del Co-Innovation Lab, ha l’obiettivo di potenziare le piattaforme di interoperabilità e i progetti legati all’apertura di dati e servizi. Scommettiamo anche sui sistemi ibridi, differenti da quelli già esistenti, che nasceranno dall’intersezione fra materiale e immateriale, fra persone e cose, fra le capacità umane e l’intelligenza artificiale. 
La sfida non è arrivare a chissà quale dirompente novità tecnologica, quanto piuttosto abbracciare le nuove tecnologie senza impatti negativi. L’elaborazione di una mole di dati in costante crescita, derivante da questa molteplicità di fonti contaminate fra loro, apre nuovi scenari. 
Il capitale umano diventa strategico e moltissime saranno le professionalità inedite che vedremo nascere, come in questi anni abbiamo visto affacciarsi i data scientist o gli app developers. In Dedagroup stiamo coltivando queste competenze, attivando sia un percorso di “academy” interna per l’inserimento di giovani neolaureati attraverso un master multi-professionale, sia con il Co-Innovation Lab, che vede già all’opera il primo team congiunto ricerca-impresa.