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Trasformare i dati in valore per accelerare il percorso verso la sostenibilità

Una chiamata all’azione per aziende e istituti finanziari: in un mondo in cui lo sviluppo sostenibile non è più un’opzione, il digitale accelera la transizione verso modelli di business connessi ai temi della sostenibilità.

 

La sostenibilità oggi è, tra i principali argomenti di discussione, quello su cui ognuno è chiamato a riflettere, quello per cui ogni business è chiamato ad agire. Tema complesso, articolato, e ora anche sempre più regolato, come dimostra l’elaborato sistema normativo europeo – dalla SFRD, alla EU Taxonomy, fino alla CSRD – che indirizza la disclosure dei dati di sostenibilità. Una regolamentazione che interesserà progressivamente diverse dimensioni di aziende, ma che delinea già la necessità di una transizione più trasversale, che riguarda ogni settore.

 

Le pressioni all’azione, prima ancora che da specifiche normative, arrivano dagli stakeholder. Il mondo guarda con occhio sempre più attento alle risorse che consumiamo e alle sostanze che immettiamo nell’ambiente, alla ricaduta sociale e sul territorio delle attività aziendali. Secondo una ricerca di EY, l’84% dei consumatori considera l’aspetto della sostenibilità quando prende una decisione di acquisto: è una quota considerevole, espressione di un trend che modificherà per sempre il modo di fare business.

Questa tendenza spinge le imprese a considerare con crescente attenzione gli effetti ambientali, sociali e di governance nella proposta dei propri prodotti, dalla scelta dei materiali alla selezione dei fornitori. Rimanere competitivi all’interno delle filiere richiede, per ogni attore che ne fa parte, un grado sempre maggiore di trasparenza sul livello di sostenibilità in ogni fase della catena del valore.

 
 

Essere sostenibili in modo trasparente e certificabile è diventato indispensabile: da questo può dipendere la capacità delle aziende di restare sul mercato. Quando un’impresa rendiconta le proprie performance ESG, pubblicando gli obiettivi di transizione, i risultati già ottenuti e gli investimenti pianificati, migliora la propria reputazione e affidabilità, anche nei confronti del sistema finanziario. Dal punto di vista degli investitori, ci si attende che entro il 2025 gli asset ESG globali superino i 53.000 miliardi di dollari, più di un terzo degli asset gestiti (fonte: Bloomberg).

 

Tradurre la sostenibilità in piani di azione

 

Se da tempo la sostenibilità è diventata un argomento centrale di discussione e di comunicazione, negli ultimi anni la crescente pressione da parte di stakeholder, regulator e investitori ha fatto sì che l’attenzione si spostasse su come tradurre gli obiettivi di sostenibilità in concreti piani di azione. Ed è proprio nella messa a terra dei piani di transizione che si gioca la vera partita per il raggiungimento dei traguardi di net zero, di transizione energetica e di salvaguardia degli ecosistemi, tutti ambiti complessi da gestire e governare: secondo l’IBM Institute for Business Value, quella della transizione green è una delle principali sfide individuate dagli amministratori delegati per orientare i piani strategici delle proprie imprese.

 Ma perché intraprendere un percorso di sostenibilità è così sfidante?

 

La complessità è legata all’ampiezza del suo impatto sull’organizzazione: un tema di governo e di rilevazione di informazioni che fino ad ora le aziende non sono state abituate a rendicontare e che sarà da affrontare con riferimento alla Tassonomia europea.

 

La sfida è sistematizzare le tre dimensioni  ambientale, sociale e di governance – in un unico framework: servono strumenti che sappiano integrare ed elaborare informazioni provenienti da fonti diverse, con granularità differente, capaci di trasformarle in dati misurabili, e quindi in valore per chi deve prendere decisioni. E occorrono un approccio open data e modelli in grado di scalare su metodologie di stima differenti in base alla disponibilità del dato.

Per questo motivo, per le imprese è oggi strategico poter disporre di piattaforme dedicate alla rilevazione e misurazione delle performance ESG, in grado di gestire il processo di data collection e data analysis, supportando i sustainability manager nel controllo e nella produzione del reporting regolamentare.

Mettere la sostenibilità in azione significa quindi misurare e monitorare i piani di transizione, per proiettare la performance economico-finanziaria delle imprese accanto alle logiche di impatto ambientale e di sostenibilità, in una visione previsionale di lungo periodo.

 
 

Il digitale come fattore abilitante della sostenibilità

 

La transizione verso modelli di business connessi ai temi della sostenibilità è un processo che nasce dalla visione dell’azienda, ma deve essere sostenuta da strumenti in grado di fornire la bussola per verificare nel tempo la rotta verso la sostenibilità.

 

Il nostro è un punto di vista privilegiato. In Dedagroup Business Solutions lavoriamo al fianco di imprese, banche e assicurazioni, per condividere con loro un percorso di innovazione tecnologica che guardi anche alla sostenibilità. Un approccio multi-industry che ci consente di affrontare un tema complesso come quello ESG con una visione aperta e sistemica. L’esperienza in ambito system integration, lo sviluppo dei progetti di intelligenza artificiale e la collaborazione con IBM ci permettono di supportare i percorsi di sostenibilità dei nostri clienti con soluzioni digitali complete ed efficaci.

Per ogni fase del percorso di transizione è necessario avere coscienza del proprio l’impatto: questo è il compito di ENVIZI la piattaforma IBM di Sustainability Performance Management che accelera la sostenibilità supportando la gestione degli indicatori ambientali, sociali e di governance, e che guida il reporting secondo i migliori standard internazionali e la normativa europea.

Come Dedagroup Business Solutions collaboriamo all’implementazione della piattaforma, rendiamo disponibili la nostra competenza per l’acquisizione dei dati e l’ottimizzazione dei processi, all’interno di una progettualità finalizzata alla misurazione e alla rendicontazione della sostenibilità per favorire lo sviluppo sostenibile. Ricordiamo che la prima definizione ufficiale di sviluppo sostenibile è del 1987 presentata nel rapporto “Our Common Future” della Commissione Mondiale per l’Ambiente e lo Sviluppo delle Nazioni Unite, in cui si dichiara che “lo sviluppo sostenibile è quello in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri.

 
 

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Elena Calderoni
Consulting Manager

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