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Cloud proximity: come avvicinare l’infrastruttura al workload

Una visione inedita per generare nuovo valore nell’offerta di soluzioni cloud-based. L’articolo di Roberto Martini per BigData4Innovation

 

L’evoluzione del mercato del cloud computing negli ultimi due anni è stata spinta, più che dalla tecnologia, da cambiamenti sociali e normativi, racconta Roberto Martini, Head of Go to Market di Deda Cloud, in un articolo per BigData4Innovation. La crescente diffusione del lavoro agile, infatti, ha fortemente accelerato l’adozione di soluzioni che consentano di condurre le proprie attività anche a distanza. A questo si è aggiunta l’intensa attività normativa in seno all’Unione europea che ha mutato il quadro di riferimento e creato una nuova sensibilità tra gli utenti verso le soluzioni cloud.

A fronte di una modifica del contesto in cui ci si trova ad operare, la risposta del mercato non può essere solo tecnologica. In questo caso, a generare nuovo valore nell’offerta delle soluzioni cloud-based è soprattutto un nuovo atteggiamento dei cloud provider. Un approccio, una visione inedita, definita cloud proximity. Questo termine sta ad indicare sia la speciale sinergia tra i servizi infrastrutturali e il workload specifico che questi devono supportare, che la profonda capacità di interpretare, e quindi rispondere, alle peculiarità - tecniche, logiche e normative - del settore specifico di chi al cloud si rivolge.

Grazie alla cloud proximity – vera concretizzazione della massima “non c’è servizio se non c’è cliente al centro” - la divisione IT di qualunque azienda ha accesso ad un’infrastruttura sempre adeguata a supportare le priorità del business e può delegare l’attività di gestione e manutenzione al partner. Ciò permette all’azienda di razionalizzare il portafoglio di fornitori ed evitare l’obsolescenza dell’infrastruttura, liberando al tempo stesso il CIO dalla preoccupazione di investire nella creazione di nuove competenze tecniche.