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Una nuova gestione mirata dei crediti, oltre gli Npl

Allargare i propri orizzonti, in termini di business, e dotarsi di strumenti per una gestione efficace di tutte le fasi del credito

 

Vanes Bolandrini
Direttore Generale

 

I rialzi dei tassi di interesse da parte della Banca centrale europea, avvenuti nel corso dell’ultimo anno e mezzo, hanno impatti importanti, anche sul mercato dei crediti non performing. Il rallentamento del ciclo economico, infatti, chiama tutti gli operatori a un cambio di passo e può portare a una crescita dell’interesse verso le fasi di pre-deterioramento del credito e aprire nuove opportunità di mercato. 

Cosa possiamo aspettarci, quindi, in futuro? Quali strumenti possono supportare al meglio banche e servicer nel gestire il nuovo contesto? 

 

Nuove tendenze, nuove esigenze

 

Partiamo dai numeri: secondo un report di PwC, le transazioni in ambito Npe (Non performing exposures) chiuse nei primi sei mesi del 2023 hanno raggiunto un valore complessivo di circa 3,7 miliardi di euro, di cui 0,5 miliardi di euro di bad loans, 1 miliardo di euro di Utp (Unlikely to pay) e 2,2 miliardi di euro di portafogli misti. Le operazioni annunciate entro la fine del 2023, a loro volta, ammontano a circa 8 miliardi di euro tra bad loans e Utp. Questi ultimi, quindi, si confermano sempre più al centro degli interessi degli investitori.

Allo stesso tempo, cresce l’attenzione sugli Stage 2: crediti in bonis, ancora vivi, che hanno manifestato segni di deterioramento del rischio e la cui quantità sta aumentando a causa del contesto macroeconomico attuale.  

 
 

Questa tendenza sembra destinata ad accentuarsi da qui in avanti: l’attuale congiuntura economica può rendere infatti meno convenienti le transazioni in ambito Npl (Non performing loans).  

 

L’aumento dei tassi d’interesse e la conseguente diminuzione della propensione al rischio spingono gli operatori a muoversi da un focus sul recupero dei crediti deteriorati alla gestione del credito.

 

È quindi probabile, a tendere, una diminuzione nel numero e nell’ammontare delle operazioni riguardanti gli Npl, in favore di una crescita d’interesse verso le fasi di pre-deterioramento del credito: un’area di business che offre opportunità inedite e attraenti, ma che richiede anche un approccio radicalmente diverso.  

 

Un approccio mirato

 

Da una parte, i già citati crediti classificati in Stage 2 richiedono una gestione proattiva volta a evitare che si deteriorino ulteriormente e fare sì che tornino a essere performanti e generare valore. Dall’altra, ci sono gli Utp: benché nel perimetro retail presuppongano un processo industrializzato, in ambito corporate questi crediti richiedono un approccio mirato, perché riguardano aziende che, a loro volta, costituiscono la base del nostro tessuto economico.  

 



È un tema delicatissimo, che non solo tocca la questione dei rendimenti dell’investimento, imprescindibile per gli operatori specializzati, ma che ha anche inevitabili ricadute sociali, che non possono essere trascurate. Si tratta, qui, di reinserire il credito in un circuito virtuoso di ritorno, attraverso un’attenta gestione e operazioni di sostegno puntuali, il cui esito è per forza binario, bianco o nero. Da un lato, aiutare un’azienda che migliora la propria posizione implica un recupero totale dell’investimento; dall’altro, il sostegno a favore di un’impresa che finirà per peggiorare la propria situazione creditizia rappresenta un fallimento: significa ulteriore deterioramento del credito vantato e un aggravarsi della perdita totale subita.  


 
 

Da qui nasce l’esigenza di nuovi strumenti in grado di confrontare e interpretare i dati provenienti da fonti sempre più numerose ed eterogenee, sviluppando analisi predittive che consentano di identificare le strategie di gestione più adatte in relazione alla singola situazione debitoria.  

 

Oltre gli Npl: una gestione del credito in tutte le sue fasi

 

Il nuovo contesto richiede quindi strumenti innovativi e intelligenti, capaci di supportare la gestione del credito in tutte le sue fasi. La soluzione che, in RAD Informatica, abbiamo studiato e realizzato per rispondere a questa esigenza si chiama “EPC X”. È l’evoluzione della nostra storica piattaforma proprietaria EPC, che da venti anni affianca banche e operatori finanziari nel governo di oltre l’80% dell’asset under management in Italia in ambito Npl, e punta ad amplificare l’impatto positivo che un corretto mix di strategie di gestione del credito può generare sulle imprese per la loro rimessa in bonis. Questo è possibile grazie a una gestione avanzata, rapida e completa del credito, che consenta di ampliare il raggio d’azione della piattaforma su tutti gli Npe, Utp e crediti in “Stage 2” compresi. Una necessità molto sentita dagli operatori e che fino a questo momento non aveva ancora trovato riscontro sul mercato.  

EPC X integra nuove e specifiche funzionalità basate su algoritmi di intelligenza artificiale che supportano gli operatori nel migliorare le performance di analisi e gestione di quadri estremamente complessi e ricchi di variabili, e che consentono di rimanere costantemente aggiornati sulle più recenti evoluzioni normative.

 

Clustering delle pratiche, gestione del posting degli incassi, calcolo delle provvigioni per gli outsourcer esterni, simulatori per rifinanziamenti, valutazione della strategia migliore o della next best action sulle pratiche: sono solo alcuni esempi delle funzionalità che possono essere offerte in termini di servizi modulari, svincolati dal core della piattaforma. 

 

Le tre dimensioni del cambiamento



EPC X è il frutto di importanti investimenti in ricerca e sviluppo, ma soprattutto di una cultura aziendale che stimola l’innovazione attraverso due strategie. Da una parte, lo sviluppo e la valorizzazione del nostro capitale umano, che fa leva sulla formazione costante e sulla crescita professionale: un approccio che condividiamo con tutta Deda. Dall’altra, la collaborazione con le altre realtà dell’Hub Finance & Data del Gruppo, di cui facciamo parte, che ci permette di fare tesoro di competenze, esperienze e soluzioni complementari alle nostre. Il risultato è un radicale processo di trasformazione, che abbraccia tre dimensioni

 
 

La prima riguarda il cambiamento tecnologico: EPC X è un’applicazione cloud native e scalabile, per un utilizzo flessibile e modulare che non richiede l’adozione dell’intera soluzione, ma che consente di accedere a servizi e funzionalità specifiche che possano integrarsi e ampliare altre piattaforme già in uso. È in grado di supportare modifiche rapide e frequenti senza influire sull’erogazione dei servizi in essere.  

La seconda dimensione è funzionale: abbiamo lavorato per introdurre nuovi casi d’uso percepiti come determinanti dai principali attori di questo mercato: la comunicazione multicanale, ma anche l’utilizzo di intelligenza artificiale e di machine learning per automatizzare operazioni massive complesse e introdurre strumenti predittivi capaci di supportare l’elaborazione delle strategie più adatte per gestire i propri portafogli.  

La terza dimensione del cambiamento riguarda la user experience dell’utente. EPC X è stato creato su un paradigma di navigazione rinnovato, caratterizzato da un’interfaccia estremamente semplificata, che permette un più facile accesso alle informazioni e alle funzionalità necessarie in ogni momento. 

L’obiettivo è sostenere gli operatori del mercato nella rimessa in bonis di tante aziende sane che in questi anni si sono trovate sempre più frequentemente ad affrontare condizioni di mercato difficili e impreviste.  

 

L’evoluzione tecnologica, ma anche funzionale, che abbiamo realizzato con EPC X non è quindi fine a sé stessa, ma guarda oltre, per rispondere alle nuove esigenze dei nostri clienti, ma anche a un contesto macroeconomico ormai cambiato.