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Come gestire il lavoro remoto in azienda

La differenza tra lo Smart Working come ripiego ed il Work From Anywhere come strategia

di Nicola Panzacchi, Solutions Architect di Deda.Cloud

 

Il 2020 sarà sicuramente ricordato – a ragione – come l’anno del coronavirus, del Covid-19. Ma probabilmente sarà anche ricordato come l’anno in cui abbiamo cambiato il nostro modo di lavorare o, meglio, abbiamo cambiato il nostro approccio al lavoro. Non è più importante dove vai a lavorare ma cosa fai al lavoro.
Un aspetto che ha portato moltissime aziende a dover ripensare il proprio approccio al digital workplace in tempi ridottissimi. Qualcuno ha improvvisato trasportando fisicamente i device di lavoro (desktop, workstation grafiche, ecc.) a casa dei propri dipendenti; qualcun altro ha utilizzato tecnologie più o meno improvvisate di accesso remoto; in generale però quasi tutti si sono dovuti scontrare con diverse difficoltà di gestione, di performance e di sicurezza.

 

Solo chi aveva già pianificato la possibilità di avere una forza lavoro remota ha potuto velocemente rendere possibile con semplicità
e in sicurezza il cosiddetto Smart Working, il Work from Home (WFH) o ancora meglio il Work from Anywhere (WFA).

 

Con sorpresa (anche se di articoli sullo smart working ne girano da diversi anni) molte aziende si sono rese conto che è possibile lavorare anche da remoto e che per molti tipi di attività e di ruoli si è molto più produttivi, si hanno meno interruzioni e si sfrutta in generale meglio il tempo a disposizione. 

La maggior produttività viene raggiunta grazie all’aumento di responsabilizzazione, alla possibilità di conciliare meglio il tempo con le esigenze famigliari e permette di eliminare il tempo di viaggio casa-lavoro che spesso ha un impatto importante sull’impegno quotidiano. Inoltre, è stato osservato che si riducono anche le assenze per malattia e le necessità di ore di permesso.

Secondo le agenzie di recruiting americane, a marzo 2020 solo l’1,3% degli annunci di lavoro prevedeva l’opportunità di lavorare da casa; ora la percentuale è salita all’11,3%.

 

Altro aspetto da non sottovalutare è quello economico, abilitando il Work from Anywhere si riducono i costi di viaggio, di trasferta
e, perché no, si possono anche ridurre le dimensioni delle sedi aziendali risparmiando su affitti e infrastrutture.

 

Ci sono poi aspetti collaterali interessanti, grazie al Work from Anywhere, ad esempio, le aziende possono attirare talenti che abitano lontano dalle proprie sedi aziendali permettendo loro di lavorare al 100% come se fossero fisicamente presenti in sede.

Sempre più aziende che stanno approcciando lo Smart Working stanno incentivando anche il cosiddetto Bring Your Own Device (BYOD), cioè la possibilità per i lavoratori di scegliere e utilizzare lo strumento di lavoro e accesso alle applicazioni aziendali che preferiscono, spesso anche grazie a contributi erogati una tantum da parte delle aziende.Questa soluzione, se ben organizzata e supportata dalla corretta tecnologia, permette di ridurre i costi di helpdesk per la gestione dei posti di lavoro, permettendo di concentrarsi sul provisioning delle applicazioni e dei dati.

Ma quali sono le tecnologie che possono abilitare il Work from Anywhere?

La prima, e più importante, è la cosiddetta Desktop Virtualization, la tecnologia software che separa il sistema operativo e il software applicativo dal device fisico che normalmente è utilizzato per accedervi, consentendo di accedere alla visualizzazione remote del desktop dell’utente.Vi è inoltre l’Application Streaming, che consente a programmi residenti su dispositivi remoti di essere inviati al device Client per l’esecuzione locale in una “bolla” applicativa protetta.
Grazie a queste tecnologie è possibile attivare dei Digital Workplaces per i propri utenti, consentendone l’accesso ovunque essi siano (o meglio ovunque abbiano una connessione Internet disponibile) e da qualsiasi device. Il tutto mantenendo desktop virtuali e applicazioni al sicuro all’interno dei propri datacenter, on-premises o in cloud, sotto il controllo del reparto IT aziendale. Diversi i vantaggi anche per quelle applicazioni legacy, che per molteplici ragioni non possono più essere aggiornate o non possono più ricevere patch di sicurezza, che possono essere lasciate al sicuro nella LAN aziendale senza necessità di pubblicarle su internet. 

 

La Desktop Virtualization permette di avere sempre i dati “vicini” alle applicazioni
sfruttando le connessioni low-latency delle LAN aziendali o dei servizi cloud del Provider

 

I progetti e la gestione di ambienti Virtual Desktop richiedono però specifiche competenze per rendere gli ambienti fruibili agli utenti, facendo in modo che la loro user experience sia uguale (o migliore) di quella che normalmente hanno sulle postazioni tradizionali.
Per fare ciò è necessario avere grande esperienza e conoscenza delle tecnologie disponibili sul mercato e sapere come sfruttarle al meglio nel contesto specifico del cliente, oltre a possedere un’infrastruttura di erogazione dedicata, fatta di potenza computazionale e storage ad alte prestazioni.

Per venire incontro a queste necessità, in Deda.Cloud abbiamo predisposto un’offerta di Desktop-as-a-Service (o DaaS) ad elevata automazione e multi-tenant, completamente gestita da un team di esperti certificato. Abbiamo la capacità di intervenire non solo nella fornitura di ambienti Virtual Desktop completi ma anche nel supporto necessario a garantire l’accesso a determinate applicazioni aziendali da pubblicare e rendere raggiungibili from anywhere in completa sicurezza, integrando anche sistemi di Multi-Factor Authentication (MFA).

 
 

L’offerta DaaS di Deda.Cloud prevede la possibilità di realizzare ambienti Desktop-as-a-Service modulabili in base a necessità e workload aziendali, ovunque il cliente lo ritenga opportuno:

@Home: cioè on-premises, a fianco delle proprie applicazioni e dei propri dati; per poter utilizzare i desktop virtuali sempre, sia che i propri utenti siano remoti sia che si trovino alla propria scrivania aziendale

@Deda: cioè nei datacenter Deda.Cloud, a fianco delle proprie Infrastructure-as-a-Service (IaaS) già presenti o future, evitando inoltre, come già accennato, di esporre su Internet applicazioni senza necessità e riducendo quindi la cosiddetta superficie di attacco

@Hyper: cioè sui principali hyper-scaler (Amazon Web Services, Microsoft Azure, ecc.), a fianco dei server e delle applicazioni già migrate in cloud; oppure in quei casi in cui vi è la necessità di posti di lavoro per un tempo limitato e quindi con la possibilità di fare provisioning o dismissione in tempo reale

Questi servizi permetteranno alle aziende di sviluppare una politica di digital workplace grazie alla quale potranno rendere più versatile e sicuro l’approccio al lavoro da remoto ma, soprattutto, potranno definire nuove politiche relative alla presenza in ufficio, permettendo ai propri dipendenti di potersi spostare liberamente in base alle esigenze di lavoro.

 

Nicola Panzacchi
Pre-sales Manager

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