Le tecnologie digitali
fanno interagire persone, aziende, enti e cose, cancellando il confine tra
mondo materiale e immateriale e moltiplicando i punti di contatto tra i vari
attori del processo. Un cambiamento pervasivo, che permea le nostre esistenze,
e che la pandemia ha accelerato significativamente.
I cittadini esprimono
nuove esigenze e aspettative in merito alla loro relazione con la Pubblica
Amministrazione, così come le Banche, le Assicurazioni e le Aziende devono ideare
nuovi modelli di business e nuovi prodotti e servizi, per rimanere competitive.
Per soddisfare queste nuove necessità, le organizzazioni potranno utilizzare i dati provenienti dall’Internet of Things, combinandoli con quelli interni ed esterni alla propria realtà, e aprendone lo scambio al di là dei singoli silos applicativi in cui, ancora oggi in molti casi, le informazioni sono confinate.
Tali
fonti dati, interoperabili e non, alfanumeriche o geometriche, insieme alle
informazioni ottenibili da immagini, foto e documenti di qualsivoglia forma e
contenuto ed elaborabili con l’Intelligenza Artificiale, consentono di costruire
nuovi prodotti e servizi, nonché nuovi modelli di business, che solo
fino a qualche tempo fa erano inimmaginabili, o estremamente diseconomici da realizzare.
Se
consideriamo quindi gli investimenti sull’innovazione abilitata dalle
tecnologie ICT nel solo settore Assicurativo nel 2020, in piena crisi pandemica
e forse anche grazie ad essa, tali cifre hanno confermato un trend di
crescita sostenuto. Il dato più importante riguarda il primo semestre 2021
in cui gli investimenti in tecnologie per il settore assicurativo hanno già superato
l’importo totale del 2020, che si attestava a 7,1 miliardi di dollari,
raggiungendo un ammontare di 7,23 miliardi di dollari (Fonte: Italian Insurtech
Summit - Second Edition - 20/21 settembre 2021).
Nel corso del 2021, inoltre, l’Europa ha accorciato il divario, sia negli investimenti sia nelle dimensioni dei player, con il Nord America. Tuttavia, se guardiamo all’Italia, negli ultimi 18 mesi gli investimenti in Insurtech sono rimasti fermi a 110 milioni di euro, dietro alla Spagna, con 200 milioni di euro, e molto distanti dalla Germania, che ne ha spesi 2,5 miliardi per lo sviluppo di start-up, progetti interni o investimenti in collaborazioni con aziende innovative. Ciononostante, anche in Italia è stata registrata una forte impennata negli investimenti durante il 2021, se confrontiamo i 50 milioni di euro spesi nel 2020 con i 60 milioni di euro allocati nel solo primo semestre del 2021.
Le Insurtech Disruptor sono una
vera minaccia? Amazon, Alibaba, Google saranno solo dei nuovi canali di
distribuzione o faranno concorrenza alle compagnie tradizionali?
Riferendosi a Tesla, Elon Musk ha
affermato: “Un giorno l’assicurazione potrebbe rappresentare dal 30% al 40% del
business automobilistico della società”.
E allora, nella migliore delle ipotesi, le compagnie
assicurative perderanno la relazione diretta con il cliente e saranno un attore
marginale, confinato sulle tematiche attuariali e di Back Office e compliance,
invece di gestire e orchestrare i nuovi ecosistemi che si verranno a creare?
Anche per le compagnie che scegliessero di specializzarsi, i
gap da colmare sono importanti: per fare due esempi, come rispondere in maniera
efficace al nuovo scenario causato dalla pandemia o dall’incessante cambiamento
climatico?
In questi casi, i prodotti tradizionali non consentono un monitoraggio costante del rischio e dei costi, risultati che è, invece, possibile raggiungere grazie a un approccio orientato alla prevenzione e alla mitigazione dei danni.
Le imprese assicurative oggi sono molto convincenti con il cliente over 50, che ha maggior capacità di spesa e più attenzione ai temi riguardanti la protezione. Ma i Millennials, quando diventeranno anch’essi over 50, accetteranno di rinunciare a un’esperienza personalizzata e vorranno affidarsi a un player tradizionale? Le compagnie assicurative devono coltivare il presente ma, anche, avere chiaro come attrezzarsi per questo nuovo futuro.
Certamente negli ultimi anni le compagnie hanno investito molto per migliorare la gestione del sinistro: ottimizzazione dei processi, perizie da remoto, aumento della velocità di liquidazione.
Ora la sfida è su molteplici direzioni perché occorre offrire soluzioni assicurative che consentano di limitare i danni quando avviene un incidente e, soprattutto, di prevenire situazioni di rischio promuovendo comportamenti più virtuosi lungo tutta la durata del contratto assicurativo.
Per ottenere questo risultato c’è
un comune denominatore: da un lato, creare un ecosistema per aumentare le
occasioni in cui dimostrare il valore del prodotto assicurativo; dall’altro evidenziare
in modo chiaro il valore stesso che deriva dall’essere cliente di una
determinata compagnia. Pertanto, le sfide riguardano la creazione di tariffe
comportamentali personalizzate - come il pay-as-you-go - e di offerte
contestuali - come l’assicurazione on demand: in questo modo il cliente paga un
prezzo calcolato sul suo specifico stile di vita percependo, al tempo stesso,
la presenza della compagnia nel caso dovesse avere bisogno di una nuova
protezione.
Le compagnie devono, inoltre, diffondere
meccanismi di comunicazione costante con il cliente per far sì che il comportamento
di quest’ultimo sia virtuoso o, per meglio dire, meno rischioso, aiutandolo
così a gestire correttamente i beni assicurati.
Vi è, infine, l’esigenza di aumentare la frequenza di aggiornamento delle tariffe sulla base dei dati raccolti e di garantire in tutti i contesti la possibilità di effettuare pagamenti cashless.
Chiariamo ora con due esempi concreti.
L’ecosistema per la gestione del
rischio di una famiglia
Pensiamo per un attimo di poter
analizzare la mole di dati che i membri di una famiglia con i propri beni potrebbero
offrire alle compagnie assicurativa in maniera consapevole e trasparente. Immaginiamo di poter analizzare i dati forniti
e di metterli a confronto con i dati socio-economici e territoriali relativi
alla famiglia stessa. A quel punto, sarebbe semplice identificare le differenti
tipologie di nuclei famigliari a cui associare un meta modello assicurativo
su cui effettuare un’analisi del rischio e indicare le coperture suggerite su
differenti scenari. Ovvero, ipotesi più o meno protettive in base alle
possibili differenti dinamiche evolutive del nucleo stesso.
L’utilizzo
dell’Intelligenza Artificiale potrà poi supportare l’elaborazione real time dei
dati relativi all’andamento del rischio, mappando i comportamenti degli
assicurati e identificando eventuali nuovi rischi – attuali o futuri – così da offrire
massima protezione, nonché una corretta prevenzione e mitigazione degli eventi
dannosi che potranno capitare.
La filiera produttiva Machine as a Service
Si parla di Machine as a Service quando un produttore fornisce un macchinario in modalità full service, ovvero con l’aggiunta di servizi di manutenzione completi e prestazioni garantite. Il servizio viene proposto attraverso una sottoscrizione: la macchina non dovrà essere acquistata dall’utilizzatore finale e sarà mantenuta e aggiornata rimanendo di proprietà del fornitore.
Le nuove tecnologie e l’Intelligenza Artificiale permettono al fornitore del servizio di monitorare l’asset e di gestire efficacemente le attività di manutenzione, facendo in modo che le performance siano sempre in linea con i livelli di servizio proposti. Le compagnie di assicurazione potranno coprire i rischi di questo nuovo modello con i soli prodotti tradizionali?
Utilizzando le informazioni dei digital twin delle aziende relativi alla produzione e all’utilizzo delle macchine, le compagnie dovranno offrire alle aziende utilizzatrici dei macchinari nuovi prodotti assicurativi, con costi e servizi basati sull’analisi dinamica del rischio, sostituendo così quelli tradizionali basati su una analisi statica dello stesso.
Una valida definizione di Open Insurance è fornita dall’EIOPA, l’Autorità Europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali, che la descrive come “l’accesso e la condivisione di dati personali e non personali relativi all’assicurazione, di solito tramite API (Application Programming Interfaces)”.
Affinché l’interfaccia di gestione dei dati possa funzionare come elemento cardine con cui risolvere qualsiasi problema collegato a uno specifico momento di vita della persona assicurata o, un eventuale problema inerente all’utilizzo del bene da parte dell’assicurato, i dati devono essere aperti e liberati dai confini dei silos applicativi cui appartengono. Questi devono essere fruibili al di fuori della propria organizzazione e messi in relazione con fonti dati e servizi esterni.
Per fare questo occorre avere una piattaforma tecnologica con le caratteristiche contenute nella seguente figura.
Proviamo a esplorarla insieme: una compagnia assicurativa che voglia mettere nel carrello le tecnologie abilitanti tutti i box contenuti nel Service & Data Hub e quelle per l’IoT Layer, senza poter attingere al mondo Open Source, si troverebbe a spendere una cifra consistente. Questo, inoltre, lascerebbe disatteso un elemento importante: come far collaborare insieme, e nel contesto dei sistemi e delle architetture IT già in essere, tutti i dati e gli attori in gioco, garantendo il rispetto delle norme di sicurezza e di compliance?
In questo momento non è presente sul mercato un sistema onnicomprensivo in grado di offrire tale set di servizi. Partendo dalla piattaforma di interoperabilità di dati e servizi denominata Digital Hub - sviluppata e mantenuta nel Co-Innovation Lab, laboratorio congiunto di Dedagroup e Fondazione Bruno Kessler (FBK) – Dedagroup Business Solution ha realizzato un nuovo asset, con l’obiettivo di:
• creare servizi e prodotti assicurativi innovativi basati sull’utilizzo intelligente del dato;
• implementare nuove smart app;
• abilitare, secondo il paradigma della Open Integration, i sistemi gestionali di banche, assicurazioni e imprese a supportare nuovi modelli di business.
Il modello integra quindi in maniera modulare differenti
soluzioni open source, opportunamente arricchite di funzionalità e
caratteristiche idonee a servire modelli enterprise e multitenant, e
corrisponde all’infrastruttura di interoperabilità in grado di creare un ecosistema
in cui tutti i partner delle compagnie assicurative possano collaborare
attivamente, orchestrati dalle compagnie stesse. In questo modo è possibile
sfruttare al meglio le Insurtech Enabler e non soccombere sotto la velocità e le
novità proposte dalle Insurtech Disruptor.
Grazie a questa piattaforma è possibile dimenticarsi della
tecnologia e, facendo leva sulla sua modularità, si possono salvaguardare gli
investimenti già fatti.
L’approccio che Dedagroup Business Solutions propone è, infatti, quello di partire dall’esigenza di business per definire progetti concreti, contenuti nel tempo e che risolvano problemi anche complessi, adottando una modalità iterativa che si ispira al design thinking e che mette in collaborazione le professionalità del business, del marketing, della direzione commerciale e dell’IT, tutto all’interno di un unico laboratorio virtuale.
Generalmente, i progetti infrastrutturali che mettono in gioco queste tecnologie arrivano per primi, e sono poi seguiti dalle soluzioni applicative.
Ciò che occorre fare è avviare, invece, un radicale cambio di paradigma per implementare piccoli progetti di breve durata e con modelli di ROI semplici e misurabili, in modo veloce e certo.
Il modello sviluppato da
Dedagroup Business Solutions è un’infrastruttura che può supportare tale
cambiamento, ovvero abilitare velocemente progetti guidati dal business dove il
tasso di innovazione e l’approccio data-driven sono elementi cruciali, ben
prima dell’infrastruttura IT che si disegnerà per ottenerli. Il carattere
innovativo della piattaforma consente, infatti, la moltiplicazione
esponenziale delle opportunità di utilizzo della stessa, su differenti
settori, oltre al mercato assicurativo.
Mettere in pratica, prima della
messa in produzione, un sistema virtuoso di Open Insurance che risolva le
esigenze future delle compagnie assicurative è ciò che facciamo utilizzando il nostro
modello.